Caro diario,
oggi non abbiamo vissuto un normale giorno di scuola ma siamo andati in un posto dove c’è poca traccia dell’uomo: la montagna.
Siamo andati a Prati di Tivo accompagnati dalle guide del C.A.I., il signor Giorgio, il signor Giacinto e la signora Giuseppina.
Alle 8,45 siamo saliti su “Abruzzo Touring” un pullman di lusso con sedili reclinabili e le tendine.
Una visione da film horror!!!
Dopo più di un’ora di viaggio finalmente siamo arrivati. Appena scesi, ci ha investiti l’aria che, come mi aspettavo, era fredda.
Dopo un rapido spuntino, in fila indiana, abbiamo intrapreso il nostro percorso. Ma prima, la guida CAI, il signor Giorgio, ci ha fatto notare una bandiera su una roccia.
“È la bandiera del CAI”, ci ha detto, “e ogni volta che ne vedete una, vuol dire che siete sul sentiero CAI, quindi siete al sicuro!”
La bandiera è composta di tre fasce: la prima rossa, la seconda bianca, la terza rossa come la prima. Passando per una strada siamo arrivati ad una baracca; la guida ci ha spiegato alcune cose sul Sentiero Italia.
Lungo il tragitto abbiamo incontrato un cespuglio di bacche. Il nome delle bacche è “rosa canina”. La guida, la signora Giuseppina, ci ha detto “Questa è la rosa canina, ricca di vitamina C; viene utilizzata per preparare le marmellate e altro. Se la volete mangiare state attenti perché nei semi ci sono piccoli aghetti”.
Io cosa ho fatto curioso come sono? Ne ho presa una, mi sono sporcato il dito e l’ho succhiato: il succo era aspro. E così ho fatto un pieno di vitamina “C”. Più avanti abbiamo visto un falso sambuco che invece produce un frutto non commestibile.
Entrati nel bosco, siamo stati avvolti dagli alberi di faggio: sembrava che mi abbracciassero.
Il sig. Giorgio ha detto. “Vediamo se riesco a trovare una cosa… Eccola! Questa è la faggiola”. L’ha messa sul palmo della mano e ce l’ha mostrata. È di colore marrone. “La faggiola è il frutto del faggio. Da essa si può ricavare l’olio e, tostato e macinato, può essere un surrogato del caffè”.
Lungo il sentiero la signora Giuseppina ha dato al sig. Giorgio una pietra con le impronte di una conchiglia: un fossile. Il sig. Giorgio ci ha spiegato che milioni di anni fa al posto del Gran Sasso e in generale in altre montagne c’era il mare e ci sono anche le prove: i fossili! Appunto.
Il nostro cammino è stato interrotto dal sig. Giacinto che è uscito dal percorso ed è ritornato con un fungo. Il suo nome è “mazza di tamburo”. È un fungo commestibile, di colore bianco con dentro tante lamelle.
Abbiamo fatto una lunga camminata con un bellissimo panorama. La guida ci ha fatto vedere il “picco San Pio XI” e il “picco Confalonieri”.
A un certo punto la strada era bagnata e, facendo silenzio, abbiamo udito il rumore della cascata.
Abbiamo continuato il percorso e tra spiegazioni, discese e salite ripidissime, paesaggi variopinti e scoperte spettacolari siamo arrivati alla meta: il punto Belvedere delle cascate del Rio Arno.
A gruppi, insieme al sig. Giorgio, abbiamo visto la cascata che nella sua discesa è divisa da un masso. È bellissima! Vacci pure tu diario e vedi.
Ci siamo avventurati poi verso il punto di partenza dell’escursione, “ripassando” tra le montagne che sembravano di un racconto di fantasia.